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Immagine del redattoreLuigi Ranieri

L’autostima è il segreto del successo professionale

Secondo una ricerca di Whitmore, mediamente un professionista porta solo il 14% del proprio potenziale a lavoro.


È un valore davvero basso, specie se pensiamo a quanto si potrebbe lavorare meglio se in ufficio si provasse più confidenza e meno ansia!


Tra l’altro, secondo una ricerca della Georgetown University, infatti, i professionisti con più confidenza a lavoro hanno il 17% in più di probabilità di essere innovativi, il 24% in più di superare positivamente gli ostacoli che incontrano a lavoro e il 16% in più di seguire meglio le proprie attività, garantendo maggiore qualità.

Sfortunatamente, secondo alcuni studi, almeno il 50% dei professionisti pensa che potrebbe performare meglio se fosse meno preoccupato di fare degli errori; il 24% di questi dipendenti spende un ammontare di tempo significativo preoccupandosi della propria performance; e il 18% ha queste preoccupazioni costantemente.


Proviamo, allora, a scoprire insieme qualche semplice tecnica per acquisire una maggiore sicurezza lavoro e scrollarci di dosso queste paure.


Possiamo certamente allenarci, usando la teoria della flessibilità emotiva, che viene dalla psicologia cognitiva e suggerisce 6 possibili tecniche.

  1. La prima tecnica ha a che fare con la propria mission e i propri valori: avere una forte direzione, sia professionale che di vita, avere un motivo forte che al mattino ci fa alzare dal letto, avere consapevolezza di cosa è veramente importante per me al di la delle urgenze quotidiane, può aiutaci a mantenere la rotta verso gli obiettivi di lungo periodo, anche quando affrontiamo dei momenti di stress. E non sto parlando di fuffa: mettere per iscritto quelli che sono i propri obiettivi, per esempio gli obiettivi di apprendimento dell’anno in corso, e mettere per iscritto il perché sono importanti, è qualcosa di estremamente pragmatico se metto di fronte ai miei occhi questa lista ogni mattina.

  2. Altra tecnica consiste nel far entrare nelle proprie abitudini alcune pratiche di rilassamento, anche per solo alcuni minuti al giorno, nei quali praticare, per esempio, la respirazione di diaframma, ascoltò musica piacevole o mi do alla meditazione o a qualche visualizzazione guidata. Questo minimo e sforzo quotidiano può allenarti a padroneggiare meglio la tua mente.

  3. Terzo suggerimento: praticare l’arte dell’“accettazione”, che vuol dire porsi di fronte ad una nuova sfida che può generare stress, osservando cosa ci accade di fronte a questa nuova situazione da affrontare, senza giudizi ma soltanto registrando il flusso di pensieri ed emozioni che ci attraversa e pretendono nota mentalmente. Questo esercizio ci aiuterà a riconoscere le nostre paure, ad osservarne le sfaccettature, riducendo il loro impatto negativo che spesso ci spingerebbe ad evitare nuove sfide per la paura di fallire.

  4. La quarta tecnica ha a che fare con il “disinnesco” degli elementi ricorrenti che ci generano ansia. Tutto sta nell’assumere consapevolezza rispetto a quelli che sono gli elementi che in genere ci spaventano o ci fanno finire in uno stato di “sequestro” emotivo, come per esempio il proprio responsabile che si arrabbia, la lamentazione di un collega o un cliente insoddisfatto. Praticare la tecnica del disinnesco vuol dire riconoscere queste situazioni e tenerle a distanza, sotto controllo. Questo non vuol dire evitarle, non vuol dire evitare il collega, ma piuttosto riconoscere che sono solo delle situazioni particolari esterne, non sono dentro di me, e quindi posso maneggiarle in modo appropriato restando calmo e comportandomi nel modo già conveniente.

  5. Altra tecnica è la “contestualizzazione”, che come dice il nome, consiste semplicemente nell’abilità di guardare alle nuove sfide con la capacità di fare uno zoom-out e guardarle in prospettiva, collocandole in uno spazio temporale più ampio. Ronald Heifetz, un formatore, descrive questa tecnica come la capacità di stare sulla pista da ballo e affacciato sugli spalti a guardare allo stesso tempo. Sta per finire l’anno e ancora mi manca il 30% di fatturato? Ok, ma negli ultimi 10 anni ho sempre raggiunto i miei obiettivi di vendita. Oggi sto avendo delle difficoltà professionali? Ok, ma fammi pensare da dove sono partito e tutto quello che ho costruito da allora.

  6. Ultima tecnica: costruirsi un piano di azione puntuale per il cambiamento, che faccia leva sulle abitudini. Bastano una o due regole da applicare quotidianamente per sviluppare confidenza attraverso la pratica di alcuni comportamenti funzionali: per esempio, vado a correre almeno due volte a settimana, pioggia o sole, nessun compromesso; oppure, mi sveglio 20 minuti prima per iniziare la giornata dalle cose importanti e non urgenti.

Quindi, ricapitolando, 6 tecniche che possono aiutarci a sviluppare una solida confidenza nel proprio lavoro e nella vita in generale hanno a che fare con la chiarezza sui propri obiettivi di lungo periodo e sui valori, con la capacità di rilassarsi, con l’accettazione, il disinnesco, la contestualizzazione e il proprio piano di azione.


E se adesso proviamo a mettere tutto insieme, cercando di individuare un possibile “processo” che possiamo seguire per sviluppare una migliore flessibilità emotiva e confidenza?


In 6 mosse, posso partire dai miei valori, dai miei obiettivi, da ciò che per me ha un senso. Da lì, il secondo passo è la convinzione che i miei pensieri non sono me, ma sono solo una parte di me, delle voci che mi attraversano e delle quali posso osservarne il passaggio. Il terzo passo, infatti, è l’osservazione di quanto sta succedendo dentro di me in termini di pensieri ed emozioni. A questo punto viene l’accettazione, e quindi posso dare il benvenuto a questi pensieri ed emozioni, anche se sono dolorosi, ma accetto che hanno tutto il diritto di esistere dentro di me, anche se non sono me. Il quinto passo è, infatti, quello di raggiungere una piena consapevolezza del mio mondo interno. Infine, sono pronto a lasciarmi coinvolgere da ciò che per me è più importante, ma sarò io a decidere ed agire, con tutto me stesso, non solo con quelle parti di me deterrenti.


Infine, ricordiamo che un grande sforzo per la gestione migliore dell’ansia è stata fatta dalla “Rational Emotive Behavior Therapy” di Albert Ellis.

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